Rockwool, ovvero lana minerale compressa in cubi, è uno dei substrati più popolari nella coltivazione indoor della cannabis. Facile da reperire, economico, sterile e perfetto per l’idroponica – ma non privo di lati negativi. Vediamo come viene prodotto, come utilizzarlo e quale impatto può avere sulla salute umana e sull’ambiente.
Di cosa è fatto il Rockwool?
La lana minerale non è altro che… roccia fusa. In pratica, i produttori usano principalmente basalto, dolomite e calcare. La materia prima viene riscaldata a circa 1600 °C, quindi filata in turbine speciali – un po’ come fare lo zucchero filato, solo che al posto dello zucchero c’è la pietra. Le fibre vengono poi legati con resine e modellate in lastre, rotoli o cubi.
Nella coltivazione della cannabis si usano i cubi di Rockwool – inizialmente piccoli (per la germinazione), e successivamente blocchi più grandi in cui viene trapiantata la pianta.
Perché i coltivatori amano il Rockwool?
- Sterilità – il materiale è praticamente privo di patogeni e parassiti, perché il calore elimina tutto.
- Struttura fibrosa – ottima ritenzione di ossigeno e acqua; le radici respirano alla perfezione.
- Neutralità chimica – il Rockwool non contiene nutrienti, quindi il coltivatore ha il pieno controllo della nutrizione.
- Versatilità – ideale per l’idroponica (NFT, ebb&flow, DWC), ma anche per avviare piantine prima di trasferirle in un altro substrato.
Prezzo? I piccoli cubi per la germinazione costano pochi centesimi di euro ciascuno, mentre i blocchi grandi per una pianta costano circa 2–3 EUR.
Come gestire il Rockwool
Ed è qui che iniziano le difficoltà. Rockwool è un substrato esigente.
- Ammollo – prima dell’uso va accuratamente risciacquato e immerso in acqua con pH 5,5. Perché? Perché il Rockwool fresco ha un pH alcalino (circa 7–8). Se salti questo passaggio, la pianta può subire un blocco dei nutrienti.
- Controllo costante di pH ed EC – poiché il Rockwool non ha tampone, qualsiasi variazione nella fertilizzazione si riflette subito sulla pianta. Ottimo per chi ama i numeri, ma spietato per chi è distratto.
- Gestione dell’umidità – evitare eccessi di irrigazione; le fibre si saturano facilmente. La soluzione nutritiva deve fluire e drenare.
Rockwool e la salute del coltivatore
E ora il lato oscuro. Le fibre di lana minerale possono:
- irritare la pelle – prurito ed eruzioni simili alla fibra di vetro;
- irritare le vie respiratorie – la polvere generata tagliando o sbriciolando non è innocua per i polmoni;
- irritare gli occhi – le particelle sospese agiscono come minuscoli aghi.
Buone pratiche:
- indossare sempre guanti;
- usare mascherina antipolvere e occhiali protettivi quando si tagliano o si maneggiano i cubi;
- non tagliare mai il Rockwool a secco in un growroom chiuso – la polvere si deposita ovunque.
Ufficialmente il Rockwool non è classificato come cancerogeno (a differenza dell’amianto), ma un’esposizione cronica alla polvere può causare problemi respiratori.
Rockwool e l’ambiente
Qui la questione è ancora più critica.
- Produzione – fondere basalto a 1600 °C richiede enormi quantità di energia.
- Riciclo – praticamente impossibile. Il Rockwool usato finisce in discarica e si decompone… molto lentamente.
- Assenza di biodegradabilità – a differenza del cocco o della torba, non può essere compostato.
Quindi, se cerchi una coltivazione 100 % ecologica, il Rockwool non è la scelta giusta.
Alternative al Rockwool
- Cocco – fibra di cocco naturale, biodegradabile e più facile da usare.
- Jiffy (pastiglie di torba pressata) – ideali per la germinazione e la radicazione.
- Aeroponica – elimina completamente la necessità di substrato.
Eppure, nessun altro substrato offre lo stesso livello di controllo in idroponica come il Rockwool – ed è per questo che continua a dominare nei growroom.
FAQ
Si può riutilizzare il Rockwool?
In teoria sì – dopo sterilizzazione. In pratica non conviene. La maggior parte dei coltivatori lo usa una sola volta.
Il Rockwool influisce sul sapore della cannabis?
No, purché si faccia un flush del sistema prima del raccolto.
Posso buttare il Rockwool nel compost?
No, perché non è biodegradabile. Va smaltito come rifiuto indifferenziato.
Conclusione
Il Rockwool è come un bisturi nelle mani di un chirurgo – offre precisione e condizioni eccellenti per le radici, ma richiede attenzione. Se ami l’idroponica e il controllo totale, è un ottimo substrato. Ma ricorda: proteggi la tua salute (guanti, mascherina, occhiali) e tieni presente che l’ambiente non applaude questa scelta.